Nozze d’oro. Bologna celebra i cinquant’anni di ArteFiera e si respira un clima di fiducia

Arte Fiera taglia quest’anno un traguardo importantissimo, offrendo un sentito omaggio ai primissimi anni della sua vita

Sulla scia del successo della scorsa edizione, la prima sotto la guida congiunta di Simone Menegoi e di Enea Righi, Arte Fiera ha finalmente riaperto i battenti, rimanendo aperta al pubblico da venerdì 2 febbraio a domenica 4 febbraio 2024, consentendo, per la giornata di giovedì 1 febbraio, una visita in anteprima per giornalisti e collezionisti.

Nei padiglioni storici, il 25 e il 26, la fiera celebra, quest’anno, i suoi primi cinquant’anni, chiamando nel capoluogo emiliano ben 171 gallerie: un traguardo senza pari in Italia, superato solo da altre due rassegne sul territorio europeo (al 1967 risale la prima edizione di Art Cologne, al 1968 invece l’esordio di Art Brussels) e omaggiato, nel padiglione 26 – tradizionalmente associato a un’offerta più moderna e storicizzata – con uno stand, per la cura di Clarissa Ricci ed in collaborazione con l’ANGAMC, dedicato alle prime cinque edizioni della fiera ed intitolato Numero Zero. Lo stand propone una panoramica sugli anni d’origine, con pannelli espositivi recanti anche l’elenco degli espositori: dai 10 della prima edizione, ai quali viene dedicato anche un approfondimento, ai 144 del 1979, passando per i 289 del 1976, anno ripercorso – stavolta nel padiglione 25 – con immagini fotografiche dedicate alla performance.

Praticamente nulla da vendere” è il titolo del progetto mostra, curato da Uliana Zanetti, grazie al quale vengono messe a disposizione del pubblico immagini inedite d’archivio delle azioni concepite, per la fiera, da artisti come Mundula, Desiato, Agnetti, Luthi, Vaccari e Nitsch. Lo sguardo retrospettivo prosegue poi con la sesta edizione di Opus Novum: quest’anno, oltre a ricordare il maestro Alberto Garutti, purtroppo venuto a mancare lo scorso giugno – e commemorato grazie all’installazione della seconda parte di un progetto presentato nel 2023 (Cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno?) – la Fiera ha incaricato Luisa Lambri di lavorare, per mezzo del medium fotografico, su due architetture intimamente connesse a Bologna e al territorio circostante: la Chiesa di Santa Maria Assunta a Riola di Vergato, progettata da Alvar Aalto, e il Padiglione dell’Esprit Nouveau, sorta – sulla base di un’architettura effimera di Le Corbusier – all’interno della zona fieristica. 

Se una certa attenzione alla storia, dunque, connota l’edizione delle “nozze d’oro” tra Bologna e la sua Fiera – anche Maurizio Cattelan torna, con Because, un dialogo tra due sue opere curato da Sarah Cosulich, a più di trent’anni  dalla sua infiltrazione abusiva – vanno anche segnalate alcune importanti novità: in primis, il sostegno di BPER BANCA, main partner dell’evento, e del brand motociclistico di fama internazionale Ducati, con sede a Borgo Panigale. La partecipazione di Ducati ad Arte Fiera si lega all’introduzione di una nuova sezione, intitolata Percorso, che – a differenza della Main Section, che conta 126 espositori,e delle sezioni curate (Pittura XXI, curata da Davide Ferri; Fotografia e Immagini in Movimento, affidata per il secondo anno a Giangavino Pazzola; Multipli, sotto la responsabilità di Alberto Salvadori) – si costituisce a partire da una base tematica, il disegno, e coinvolge più di trenta gallerie: “il prestigioso brand motociclistico – così riportato sul sito ufficiale della fiera – ha scelto di sposare un format che, fin dal nome, esprime un’idea di mobilità e dinamismo e un tema, il disegno, che include la dimensione del progetto, fondamentale per la sua identità”. Sposando il progetto, Ducati conferirà anche un premio, il Premio Officina Arte Ducati, acquisendo un’opera per arricchire la collezione corporate. Il premio si somma ai riconoscimenti confermati e ai due introdotti quest’anno: il Premio BPER, indirizzato alla valorizzazione di tematiche femminili, e il Premio Marval Collection, che consiste in una residenza offerta all’artista vincitore. 

Anche la performance, al di fuori dei precedenti illustri rievocati con grande rigore filologico, è come sempre al centro della rassegna, grazie al lavoro di Bruna Roccasalva, direttrice artistica di Fondazione Furla: l’artista selezionata, la peruviana Daniela Ortiz, con il suo Tiro al Blanco vuole avviare una riflessione sull’industria e sul mercato della guerra, coinvolgendo gli spettatori ad imbracciare un fucile giocattolo e a sparare a dei bersagli dalle molteplici forme. Un tema centrale nel dibattito geopolitico attuale, che sconta la pena di un piglio forse eccessivamente ludico, contrariamente ai lavori – anch’essi drammaticamente attuali – proposti da Ortiz nello stand della galleria modicana Laveronica, un racconto incentrato sulla famiglia Krupp, fortemente compromessa col nazismo e, una volta completata la fusione con Thyssen, attualmente impegnata nella fornitura di armi all’esercito israeliano a Gaza. 

Circa l’offerta espositiva, si segnala una proposta estremamente variegata, con una prevalenza di presenze multiple nei singoli stand, ma, in alcuni casi, anche una certa cura per dei solo show e per esposizioni curate. All’ingresso del Padiglione 25, particolarmente riuscito risulta, da un punto di vista dell’allestimento, lo stand di Galleria Continua, che include opere di Arcangelo Sassolino, Shilpa Gupta, Alicja Kwade e Sabrina Mezzaqui. Particolarmente delicata anche la scelta di Traffic Gallery, con il binomio tra Lorenza Boisi e Daniele Di Girolamo: quest’ultimo, nello specifico, propone un’installazione e tre opere su carta, lettere mai scritte (Beautiful things fading away). L’offerta della bolognese LABS Contemporary Art, in via Santo Stefano, risulta arricchita da due new entry, Carolina Colicchio e soprattutto Julia Huete, il cui lavoro sulle forme elementari e sulla tessitura appare pulito, essenziale ed elegante, e completata dalla presenza di artisti ormai in pianta stabile nella scuderia (Marco Emmanuele, Dario Picariello, Giulia Marchi – protagonista, in questo periodo, della personale Bildungsroman – e Greta Schodl, artista ultranovantenne che verrà coinvolta nella prossima edizione della Biennale di Venezia).

Degno di nota poi è anche lo stand personale di Stefania Galegati, da Francesco Pantaleone Arte Contemporanea: un progetto legato all’Isola delle Femmine, nei pressi di Palermo – un territorio che l’artista voleva acquistare tramite un crowdfunding finalizzato alla raccolta dei 3.5 milioni di euro necessari – e alla lettura de Il secondo sesso di Simone De Beauvoir, libro trascritto a mano dall’artista sui supporti più svariati, tra cui anche la tela tradizionale. Ritornando a Bologna, anche la Galleria Studio G7, fondata da Ginevra Grigolo e ora sotto la direzione di Giulia Biafore, ha voluto ripercorrere i cinquant’anni di attività predisponendo uno stand che accoglie tutti gli artisti storicamente legati allo spazio, dagli esordi fino ai giorni nostri (per la sezione Percorso, oltre a un’opera di David Tremlett legata al viaggio, anche un lavoro a carboncino e gomma di Giulia dall’Olio). 

Ottimo anche il lavoro di alcune gallerie nel Padiglione 26: Umberto Benappi allestisce una personale di Gianni Dessì, molto valida nell’equilibrio d’insieme delle opere: un risultato eccellente, frutto di una selezione attenta al bilanciamento dei toni, principalmente toni caldi (il giallo, l’oro sono i protagonisti assoluti). Rimanendo a Torino, anche il sodalizio tra Niccoli e Sperone ha condotto a un esito positivo, nello specifico un solo show su Giuseppe Gallo, le cui grandi sculture monocrome ribaltano lo slancio verticale e invadono il vuoto circostante. Il lavoro di lunga data della Galleria Il Ponte di Firenze con Luca Maria Patella, invece, si è concretizzato in un allestimento principalmente dedicato al maestro, recentemente scomparso, e omaggiato con la proiezione del leggendario film SKMP2   (film con cui Fabio Sargentini, nel dicembre del 1968, ha inaugurato la mitica stagione del suo garage romano in via Beccaria).

In via generale, al di là di ogni previsione da rimandare, proverbialmente, “alla fine della fiera”, e nonostante la scarsa incisività della performance, il clima che si respira tra gli stand è un clima di fiducia, probabilmente dovuto al rilancio improvviso della scorsa edizione, una vittoria salutata con entusiasmo e testimoniata dal ritorno di gallerie di livello – sì segnala, ad esempio, la bolognese Enrico Astuni – e soprattutto dal deciso incremento del numero delle gallerie presenti (quasi trenta in più rispetto all’anno scorso).

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ArteFiera
02.02.2024 – 04.02.2024
Viale della Fiera, 20 40127 Bologna (BO)
Info: www.artefiera.it